“La libertà è un’emozione forte”
Lo spot 2024 per il 5×1000 della comunità di San Patrignano serra in una sola frase i due termini più (ab)usati della pubblicità di questi anni.
Non sono un esperto ma credo che esista un trattato di neurobiologia o di psicologia in che estenda la categoria della emozione fino a comprendere la libertà. Probabile invece che la libertà – che è uno stato fisico, sociale, mentale – porti ad una propriocezione che generi sensazioni di tipo emotivo.
Quindi una versione più plausibile della frase potrebbe essere:
la libertà genera emozioni forti.
Sarebbe forse interessante capire se questa generazione accade sempre o se ci sono delle condizioni che la innescano, dato che a molti capita di essere liberi e di non provare nessuna particolare emozione.
Forse perché è necessario fare caso alla libertà perché ci si emozioni, altrimenti di rischia una anempatia che è simile alla sordità da abitudine che secondo Pitagora ci impediva di percepire la musica delle sfere.
E allora una versione più corretta della frase potrebbe essere “la coscienza della libertà genera emozioni forti”, versione che avrebbe il vantaggio di includere tutti coloro che non sono liberi e sentono la mancanza della libertà. Ma il richiamo al pensiero cosciente accompagnato da tutto questo questo ragionare fa saltare la pazienza allo spettatore medio, che invece, si sa, vuole solo “emozionarsi”.
Meglio allora stipare termini complessi nel perimetro emozionale, anche a costo di una imprecisione tecnica e di alimentare il sovraccarico semantico sulla parola “emozione” che ormai comincia a scricchiolare sotto il peso dei suo ruolo di lessema feticcio del terzo millennio.
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