L’Impero delle Emozioni

Un’indispensabile guida contro gli abusi emotivi della comunicazione contemporanea

La dolce solitudine emotiva

In fin dei conti, ogni spot pubblicitario che le cita le emozioni è un paragrafo della vulgata culturale di questo piccolo mistero portabile. Quello dei Baci Perugina abbozza un’interpretazione della dimensione soggettiva del fenomeno emotivo.

Una dimensione che qui è a un passo dal solipsismo. L’attacco infatti lascia pochi dubbi: “ciascuno vive le emozioni a modo suo”; una pietra tombale sulla condivisibilità delle emozioni. E anche, sembrerebbe, sulla efficacia comunicativa del messaggio pubblicitario stesso. Infatti lo spot cerca di uscire dall’angolo con proponendo alcuni esempi alternativi, sui quali in linea di principio non si può obiettare. Probabile che ci sia qualcuno che definisca l’amore “un romanzo di 45 anni” e qualcuno “[restare] senza fiato per 45 secondi”; nulla è detto sugli altri casi, che sono infiniti e lasciati nell’indeterminatezza dell’aposiopesi.

E allora si può presumere che vi siano vissuti soggettivi lasciati all’immaginazione anche nel caso della felicità, per la quale viene fornito un solo esempio (“tornare bambini”). Ipotesi da restringere a chi per sua fortuna ha vissuto un’infanzia felice.

Anche la chiusa ribadisce il concetto: “le emozioni sono uniche. Proprio come te”. Insomma l’esperienza emotiva disegna una bolla impenetrabile agli altri, una sorta di impronta digitale della nostra personalità affettiva. Sarebbe interessante capire in che modo la pralina abbia invece capacità di penetrare tutte queste capsule di sentimento e generare le emozioni che lo slogan invita a “vivere”.

Magari per scoprirlo basterà aspettare la prossima campagna Perugina.


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