Nella galleria delle pubblicità che tirano in ballo le emozioni, quelle dedicate all’automobile occupano lo spazio più ampio. Un fenomeno sul quale si tornerà. La Alfa Romeo non è certo la più anempatica delle case automobilistiche, se fino a qualche tempo fa il suo slogan era addirittura “la meccanica delle emozioni”, una formula quanto mai adatta a riflettere sul connubio tra motori e affetti. Parleremo anche di questo.
Ora però mi interessa di più riflettere sull’espressione centrale di questo spot, dedicato ad uno dei macchinoni top di gamma del catalogo dell’azienda: emozione pura.
Nel suo libro sulla mente1P. Legrenzi, La mente, il Mulino, 2002, Paolo Lengrenzi, parlando di emozioni pure oscilla tra considerarle quelle che Joseph Le Doux2J. LeDoux, Il cervello emotivo, Baldini Castoldi Dalai, 1996 chiama emozioni innate (felicità, tristezza, paura, rabbia, disgusto) e ciò che definisce emozione “meno” cognizione. Probabilmente pensando che le due definizioni si equivalgano.
Credo che a questa seconda accezione di “distillato affettivo” si riferisca il creativo dello spot. Ma, sottolineata da una intonazione ammiccante l’espressione finisce inevitabilmente con l’evocare il suo opposto, l’emozione impura. Che, già prima di sapere cosa sia, intuiamo essere molto meno appetibile e voluttuosa. Meno preziosa insomma.
La domanda più ovvia è: cos’è che rende impure le emozioni? Cosa intorbida la loro bella acqua? Sono elementi estranei all’emozione o sono emozioni estranee a quelle della guida? Guidare sulla strada di casa, pregustando il momento dell’abbraccio, corrompe la purezza dell’emozione targata Alfa Romeo con altre esogene ed estranee? Oppure è il pensiero della maxi rata finale a sporcare la trasparenza dell’emozione? O è ciò che si prova guidando un’utilitaria che marca la differenza tra il fangoso e il limpido?
Probabilmente il puro emotivista dirà che già porsi la domanda provoca un allontanamento dalla risposta.
- 1P. Legrenzi, La mente, il Mulino, 2002
- 2J. LeDoux, Il cervello emotivo, Baldini Castoldi Dalai, 1996
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